profezia olocausto e la meghilla di Ester

I BAMBINI! CHI PENSERÀ AI BAMBINI?

“Se dici una menzogna, anche se enorme, e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà.”

 

(Joseph Goebbels ministro nazista responsabile della propaganda del III° Reich)

Il Midrash racconta una storia molto interessante: Dio si appresta a “scrivere” la Torà, ma è “indeciso” su quale lettera dovrà essere la prima. Quindi, convoca tutte le lettere dell’alfabeto ebraico chiedendo loro i motivi per qui dovrebbe iniziare il Suo libro con una, piuttosto che un’altra lettera. Tutte le lettere, una ad una, perorano la propria causa, finché arriva la lettera Tet che esclama «Padrone del mondo tu devi iniziare la Tua Torà con me, poiché io sono l’iniziale della parola “TOV/Bene”» Allorché Dio gli risponde «Cara Tet non posso iniziare con te, poiché il tuo “Bene/Tov” non è in terra, ma deve rimanere nel cielo».

La frase del sottotitolo è attribuita a Goebbels, ma in realtà, il senso di questa celeberrima frase è oltremodo attuale in molti aspetti e questioni della nostra vita. Qui, però, vorremmo focalizzarci nell’analizzare il senso di questa frase in una vicenda oltremodo difficile e spinosa. Da quando Israele ha reagito alla strage del 7 ottobre, in breve tempo, molti media, politici, sindacalisti, opinionisti e filosofi vari fino alle semplici persone hanno e stanno mettendo in primo piano l’accusa verso Israele di genocidio per via delle “numerose”, “ingiustificate” e “incomprensibili” morti tra i palestinesi, in particolare tra i bambini. Se solo queste persone si soffermassero a riflettere un pochino! Ovviamente questo vale solo per quelli che sono in buona fede.

Sia chiaro per tutti, la morte di qualsiasi civile innocente, bambino, donna o uomo che sia, è una tragedia e una sconfitta, ma in qualsiasi guerra, soprattutto contro un gruppo terrorista senza scrupoli, per giunta che si circonda volutamente di civili, scudi umani, per “proteggersi” è qualcosa di inevitabile. Ad esempio, durante la guerra contro i nazisti, combattuta su più fronti, forse qualcuno ha mai pensato che non vi fossero vittime civili, bambini compresi, e per giunta in numero enorme? Ma qualcuno potrebbe forse affermare che non fosse una guerra da combattere? Oppure che i tanti soldati e i tanti partigiani che hanno combattuto i nazisti possono forse essere accusati di “genocidio”?

Ministeri e Misteri

Allora proviamo a ragionare, iniziando con il dare alle cose la loro giusta dimensione. Prima di tutto occorrerebbe chiedersi da quale “pulpito” vengono i dati sui morti?
La risposta è dal “Ministero della Sanità Palestinese”.
La domanda successiva è, ma chi sta dietro a questa, apparentemente seria e istituzionale fonte?
La risposta è Hamas. E chi è Hamas? È l’organizzazione autore delle stragi del 7 ottobre, quando sono stati massacrati e torturati senza remore e pietà uomini donne, bambini (anche di pochi mesi) e nascituri (ancora nella pancia della loro mamma) che avevano la sola “colpa” di essere ebrei.
Questo potrebbe bastare, ma c’è dell’altro! Hamas è l’organizzazione che ha nel suo statuto la “distruzione” (Dio non permetta mai) di Israele e di tutti gli ebrei che vi vivono, ovviamente anche donne e bambini. E come se non bastasse questo, Hamas, in tutti questi anni, si è comportata con orribile spregiudicatezza anche nei confronti della sua stessa gente. È arcinoto, infatti, come Hamas non si sia fatto il ben che minimo scrupolo a usare le case dei civili palestinesi, perfino gli ospedali come basi per il lancio dei razzi contro Israele, piuttosto che come deposito di esplosivi, insensibile quindi delle vittime dovute alle esplosioni e incidenti vari.
Pertanto, l’ulteriore e successiva domanda è: ma come è possibile che i dati sciorinati da una simile organizzazione siano presi con un minimo di credibilità, oltretutto da quelli che dovrebbero essere dei professionisti della politica e dell’informazione?
Le risposte possono essere molte. La prima è ovviamente la frase del sottotitolo “Se dici una menzogna, anche se enorme, e continui a ripeterla, prima o poi il popolo ci crederà”, attribuita a Goebbels il nazista יש’’ו . Ma ciò non è sufficiente, poiché tale frase potrebbe essere messa in relazione a molte vicende della storia, sia passata che recentissima. Pertanto, siamo costretti a dire in questa vicenda vi è anche dell’altro.

Esorcizzare le Dicotomie

La prima riflessione è legata alla storia del Midràsh e in particolare alla risposta di Dio alla lettera Tet: «… il tuo “bene” non è in terra, ma deve rimanere nel cielo». Uno dei significati è che finché non arriverà l’era messianica il BENE, quello vero e assoluto, rimarrà in “cielo”, ossia non può essere rivelato, visto e percepito da gran parte dell’umanità. Tuttavia, per vari motivi, vi sono delle persone che si rifugiano in questo “BENE”, anche adesso, ora. Spesso sono persone che, pur non riuscendo a interagire positivamente con il prossimo, si rifugiano nel proprio desiderio assoluto di un mondo senza guerre, fame, morti, dolore ecc. Sentimenti e aspirazioni assolutamente condivisibili, ma che comportano anche degli “effetti collaterali”:
1) la perdita della capacità di riuscire a discriminare tra le varie situazioni; 2) una fuga dalla realtà e quindi l’incapacità di accettare e vivere in un mondo contraddittorio che non rispecchia gli elevatissimi standard di “un’etica assoluta”; 3) l’individuo è impedito di compiere la missione esistenziale di trasformare il mondo in una casa per l’Infinito, perché scappando dal mondo diventa impossibile affrontarlo e rettificarlo.

Pertanto, quando ci si imbatte in una narrazione dove vi è “un lupo cattivo”, in questo caso l’esercito israeliano, e un “cappuccetto rosso”, Hamas, costoro si immergono in questa narrazione superficiale, poiché è come se vedessero il concretizzarsi di tutte le loro paure e dicotomie esistenziali. Il male che vogliono vedere a ogni costo, giustifica l’esilio della mente nel mondo “edenico” dove deve esistere solo il bene assoluto.

Tale stato di fatto rende difficile alla persona di pensare e valutare se la narrazione “bianco vs nero” proposta sia vera e fondata. La reazione standard è quindi quella di lasciarsi trascinare in essa e trovare il “capro espiatorio” perfetto, per un mondo che non è come dovrebbe essere. Da questa prospettiva risulta irrilevante, addirittura “fastidioso”, il fatto che vi sia una guerra combattuta da un popolo per una giusta causa, la propria sopravvivenza, che inevitabilmente comporta anche la perdita di civili innocenti, nonostante tutte le preoccupazioni e attenzioni dell’esercito israeliano. Dall’altro canto risulta irrilevante che i “buoni” della vicenda in corso siano affiliati o complici ad un gruppo terrorista per cui la vita umana vale meno di zero e che esiste e impiega tutte le risorse a sua disposizione per un unico scopo: distruggere il “perfido ebreo”: neonazismo sotto vesti diverse.

A Ruoli Invertiti

Adesso proviamo a fare anche noi un esercizio di fantasia. Proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se, ad esempio, un’organizzazione messicana avesse massacrato diciamo 150.000 civili statunitensi in territorio americano e rapiti diciamo 30.0000 (ps ovviamente i numeri sono in proporzione e devono esserlo per capire; in Israele vi sono solamente 7 milioni di abitanti circa). Oppure, se qualsiasi gruppo etnico e/o politico avesse ucciso 15.000 cittadini e rapito diciamo 1.500 persone in Italia. Potete solo immaginare la brutale reazione, l’indignazione e la ritorsione militare degli stati vittime di simili brutalità? La solidarietà internazionale che i cittadini di questi stati riceverebbero?
Inoltre, in un mondo dove giustamente si fanno spesso manifestazione contro la violenza sulle donne, perché le atroci brutalità e sevizie contro centinaia di donne ebree sono state a dir poco rimosse e ignorate. Dove sono o erano tutti i movimenti femministi del mondo? Quale è il motivo di una simile e incomprensibile disparità di trattamento e sensibilità?

Certo per quanto riguarda molti politici del mondo e mass media si possono trovare molti motivi di “sostanza”, diciamo così: interessi commerciali con molti paesi arabi, finanziamenti vari che arrivano dagli stessi a gruppi associazioni o società nel mondo dei media, oppure la paura di attentati se si prendesse una posizione filoisraeliana e tanto altro ancora. Tuttavia, questo giustifica meno la sensibilità, se non l’odio, che molte persone comuni riversano in vario modo contro Israele e gli ebrei in generale.
Quindi, oltre a quanto già detto sopra, probabilmente c’è dell’altro. Una cosa che è molto più atavica che permane nelle profondità dei vari strati della società, soprattutto di quella occidentale.

L’Ebreo Inattivo

Avete mai notato come durante il periodo chiamato “Giorno della Memoria”, molte persone anche quelle che poi sono pronte ad abbracciare, consapevolmente o meno, varie forme di antisemitismo, sono tra quelle più partecipi e spesso addirittura sinceramente commosse dal ricordo di tali tragici eventi. La risposta che giustamente alcuni danno è che per un’importante fascia dell’opinione pubblica l’ebreo e la sua storia sono visti positivamente solo se è una storia di sofferenze.
L’ebreo che vince o di successo o che si difende con forza e coraggio non piace molto. La cosa, forse non dovrebbe stupire più di tanto, se ripercorriamo molto sinteticamente il ruolo storico che il popolo ebraico ha avuto da molto tempo.

Nel corso dei secoli, infatti, il popolo ebraico è stato accusato di tutto o di più: i cristiani di “deicidio”, i gruppi laici più conservatori, a seconda del periodo, di essere un covo di carbonari, massoni, repubblicani, anarchici, comunisti ecc.; i gruppi di sinistra lo hanno accusato, al contrario, di essere covo di capitalisti, reazionari, controrivoluzionari, servi del potere o simbolo del potere; strati sociali meno caratterizzati dal punto di vista ideologico o di classe accusavano l’ebreo di essere mago, stregone, “mangia bambini”, oppure estremista religioso. Tuttavia, come spesso accade, le accuse e la maldicenza, le cose negative, rimangono e sono più incisive di quelle positive, purtroppo. Ma questi pregiudizi vari sono rimasti, magari sopiti, nella cultura popolare e non di molti strati sociali dai borghesi, ai proletari, dai nobili e dai potenti, fino ai poveri delle nazioni. Una sorta di “pregiudizio ereditario” che si riattiva ogni qualvolta il popolo d’Israele “alza la testa” e cerca di rivendicare la legittimità del suo diritto di esistere forte, in pace e in sicurezza con tutte le straordinarie peculiarità di questo popolo e della sua religione.

Cosa si può rispondere, visto che in alcuni casi hanno un po’ di ragione.
Invece, nel corso della sua storia millenaria il popolo ebraico ha caratterizzato positivamente TUTTE le culture del mondo, la società e l’umanità come nessun altro popolo. Vi sono stati grandissimi studiosi di Torà, tzaddikìm (giusti), profeti, ma anche rivoluzionari (comunisti, anarchici socialisti ecc), tanti capitalisti, ma anche tante persone ricche e generose, povere e generose, tanti proletari e sottoproletari ebrei, tanti profughi, ma anche tanti potenti e padroni, mistici di altre religioni, filosofi artisti, scienziati, psicologi ecc.
In tantissimi campi, dall’arte alla scienza, dalla religione alla finanza e alla politica il popolo ebraico nel bene, a volte anche “benissimo”, e anche nel meno bene, ha lasciato segni indelebili nella storia umana: da Abramo a Moshè, a Albert Einstein, Sigmund Freud, Trotzkij, Theodor Herzl, Steven Spielberg, Rita Levi Montalcini, Woody Allen, Elie Wiesel e molti altri ancora.

Allora?

Allora… guardiamo al positivo al Tov/Bene che si rivelerà presto ai nostri giorni con la venuta di Mashìakh. Nel frattempo, però cerchiamo di vedere il bene nelle tante tantissime persone (la stragrande maggioranza), ebree e non, che amano la pace, quella vera, e ricercano la verità. Che sono vicine al popolo ebraico e alla Torà e che non si lasciano ingannare dalla falsità che sembra imperare nel mondo, non si fanno corrompere dalla comodità di essere dalla parte della corrente dominante. Persone che riescono e vedere la luce, anche dove vi è il buio. Diamoci da fare e, per quanto ci è possibile, cerchiamo di influenzare positivamente il mondo che ci circonda e magari molti altri riusciranno a vedere la realtà delle cose con maggiore chiarezza e consapevolezza.
Il buio non arriva da solo, e tantomeno non è la conseguenza del misfatto umano, bensì un piano superiore molto preciso ed è venuto il buio per essere trasformato in luce, poiché la luce di questa trasformazione è la luce infinita della redenzione che arriverà solo grazie al nostro lavoro durante il periodo di buio ed esilio.
Anche la nostra situazione di guerra che ci troviamo è una prova per permetterci a trasformare il buio in luce e solo così potremo portare la redenzione finale.

Tra poco vi sarà la festa di Purìm dove si narra la storia, scritta nella Meghillà, della morte di Hamàn e dei suoi dieci figli. Hamàn rappresenta Amalèk, colui che odia il popolo ebraico e anela alla sua distruzione (Dio non permetta).
È scritto che in ogni generazione, fino all’arrivo di Mashìakh, vi sarà un Amalèk nel mondo: Hamàn, i nazisti e ora Hamas. Ma come insegna la storia di Purìm, il popolo di Israele uscirà sempre vittorioso nel confronto contro l’Amalèk di “turno”.
Non a caso la festa di Purìm è vicina a quella di Pèssakh perché entrambe, anche se in modo diverso, trattano questo argomento: gli egiziani, come Hamàn, hanno provato a sterminarci ma alla fine è successo il contrario e il popolo ebraico è uscito dall’Egitto vittorioso e più forte di prima. E soprattutto, grazie a ciò, il popolo ebraico ha ricevuto il Dono della Torà, proprio per via della trasformazione del buio dell’esilio egizio, come dice lo Zòhar.
Per questo ogni anno, durante il seder di Pasqua, si proclama: “in ogni generazione e generazione qualcuno cerca di sterminarci, ma l’Onnipotente ci salva sempre dalle loro mani. Questo grazie alla fiducia che riponiamo in Hashèm, e nella sua Torà.
Con l’augurio che molto presto vedremo l’imminente redenzione totale, grazie alla trasformazione del buio di questo esilio e di queste sofferenze che stiamo passando con l’arrivo di Mashìakh, presto nei nostri giorni, amen.

Per chi volesse approfondire l’argomento, rimando all’articolo di Ira Straus su www.israele.net tradotto dal giornale web Times of Israel, dove ci sono esempi e dati che dimostrano la falsità che circonda questa triste vicenda.

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