Come Diventare “Esseri Umani Kasher”. Abbiamo degli Obbiettivi? Sfidiamo i Nostri Limiti?
David Goldberg si imbatte per strada in una persona che assomiglia moltissimo al suo vecchio amico Jack. “Jack”, dice. “Sei ingrassato e i tuoi capelli sono diventati grigi. Sembri qualche centimetro più basso di quanto ricordassi e le tue guance sono gonfie. Inoltre, cammini in modo diverso e persino con un suono diverso. Jack, cosa ti è successo?” “Non sono Jack”, gli dice l’altro signore. “Mi chiamo Sam!” “Wow Jack! Hai persino cambiato il tuo nome”, gli dice David.
Due Segni
Nella parashà di Reè troviamo per la seconda volta (dopo Sheminì) la descrizione di tutti gli animali terrestri che sono permessi, o kasher, ossia idonei al consumo secondo la Torà, e quelli terrestri sono identificati nella porzione della Torà di questa settimana da due caratteristiche diverse (per approfondire vedi la parashà di Reè e Sheminì in Saggezza Quotidiana).
In primo luogo, l’animale deve essere ruminante, ossia “sollevare il suo vomito” e masticarlo nuovamente. Ciò significa che dopo aver ingoiato il suo cibo, l’animale deve rigurgitarlo dal primo stomaco alla bocca per rimasticarlo. Questo cibo rigurgitato è chiamato “cud”. In secondo luogo, l’animale deve avere gli zoccoli spezzati e l’unghia completamente divisa in due (Vayikrà 11, 1-7).
Ad esempio, la mucca, la capra, la pecora e la gazzella possiedono entrambe queste caratteristiche e sono quindi kosher. L’asino e il cavallo, invece, che mancano di entrambe queste caratteristiche, sono definiti animali non kosher. Il maiale, che ha gli zoccoli spaccati ma non mastica il suo vomito, e il cammello, che mastica il suo, ma non ha gli zoccoli spaccati, sono animali non kosher (Vayikrà ibid. Devarìm 14, 4-8). Perché queste particolari caratteristiche fanno sì che un animale diventi kosher, ossia idoneo per l’anima di una persona?
Il Potere del Cibo
L’ebraismo insegna che gli attributi fisici di un animale riflettono le distinte qualità psicologiche e spirituali della sua anima. Un altro punto esposto dall’ebraismo è che il cibo che una persona consuma ha un profondo effetto sulla sua psiche. Quando una persona mangia la carne di un particolare animale, la “personalità” di questo animale influenza, in una certa misura, l’identità del consumatore umano (Rambàn Vayikrà 11, 13; Tanya capitolo 8).
I segni della kasherùt possono essere a volte difficili da comprendere dal punto di vista razionale, tuttavia dobbiamo sempre partire dal presupposto che questi segni sono stati dati da Hashèm per dare un beneficio spirituale ed emotivo all’essere umano per metterlo in grado di raggiungere un equilibro sano. Solo Hashèm conosce, oltre alle apparenze, le vere debolezze dell’essere umano e pertanto solo Hashèm conosce la medicina che può guarire l’uomo. Anche se dovessimo pensare che i segni sono lontani dal messaggio che racchiudono, questa critica avrebbe valore solo se fosse un uomo a stabilire questo collegamento tra lo zoccolo spaccato e l’equilibrio che ci conferisce.
I segni della kasherùt possono essere a volte difficili da comprendere dal punto di vista razionale, tuttavia dobbiamo sempre partire dal presupposto che questi segni sono stati dati da Hashèm per dare un beneficio spirituale ed emotivo all’essere umano per metterlo in grado di raggiungere un equilibro sano. Solo Hashèm conosce, oltre alle apparenze, le vere debolezze dell’essere umano e pertanto solo Hashèm conosce la medicina che può guarire l’uomo. Anche se dovessimo pensare che i segni sono lontani dal messaggio che racchiudono, questa critica avrebbe valore solo se fosse un uomo a stabilire questo collegamento tra lo zoccolo spaccato e l’equilibrio che esso conferisce. Invece arrivano dalla Torà che il manuale di vita (Torà vuole dire horaà – insegnamento), ovvero il manuale di istruzioni di come funziona il corpo umano, come il manuale d’uso di ogni prodotto che il produttore fornisce per sapere come usare la lavatrice per es. così il Creatore ci ha dato il manuale d’uso di ciò che danneggia l’uomo, in seguito i grandi maestri ci hanno illustrato il significato intrinseco e mistico dietro i segni degli animali kasher (per approfondire vedi capitolo che parla di corpo e alimentazione ne Il Significato Profondo della Vita).
Gli zoccoli spaccati e la masticazione del vomito rappresentano due qualità dell’anima di questi animali che sono cruciali per il sano sviluppo del carattere umano. Quando si consuma la sostanza di questi animali kasher, si diventa un essere umano più “kasher” e quindi più raffinato (Likuté Sikhòt vol. 1).
Autodisciplina Morale
Gli zoccoli biforcuti (la divisione esistente nei rivestimenti delle zampe di un animale) sono il simbolo dell’idea che il movimento di una persona nella vita, come riflesso dalle zampe che si muovono, è governato da una divisione tra “destra” e “sinistra”, tra giusto e sbagliato, tra il permesso e il proibito. Uno zoccolo spaccato rappresenta la capacità umana di accettare che ci sono cose da abbracciare e cose da rifiutare.
Questo processo di autodisciplina morale è il segno distintivo di vivere una vita sana, fisicamente, psicologicamente e spiritualmente. Un violino può produrre la sua musica squisita solo quando le sue corde sono legate e tese e non quando sono allentate e “libere”. Allo stesso modo, un essere umano che si permette di fare tutto ciò che vuole, quando vuole, dove vuole e con chi vuole, si priva dell’opportunità di sperimentare la musica interiore della sua anima.
E quando non c’è una netta distinzione tra il bene e il male, in breve tempo si tende a perdere il fondamento stesso della vita civile. Nulla è scontato, nulla è importante, nulla è sacro, perché nulla è reale. In questo modo si rischia di finire in una landa desolata senza fine, cercando di intorpidire il dolore e l’ansia con ogni possibile distrazione. Questo descrive quanto scritto che un uomo arriva a pensare che nulla conta e questa nulla conta diventa importante.
La semantica, l’insieme di formali e vuote espressioni linguistiche, piuttosto che la convinzione ideale, diventa la materia di cui è “scolpita l’anima” di una tale persona.
Il rabbino Adin Even Yisrael-Shteinsaltz (1937-2020), uno dei luminari della nostra generazione, una volta ha condiviso la storia di un professore di filosofia in Israele che ha chiesto a uno dei suoi studenti di fare una presentazione. Lo studente ha iniziato dicendo: “Io ipotizzo che…” Il professore lo interruppe: «Per favore, prima di continuare, definisca il significato della parola ‘io’». Lo studente tentò tre volte di definire la parola “io”, ma l’insegnante respingeva ogni definizione. Lo studente si arrese e si sedette. Allora il professore si alzò e disse: “Quante volte vi ho istruito a non usare termini che non potete definire?!”
Sfidare Se Stessi
La seconda qualità che caratterizza un essere umano “kasher” è che lui o lei mastica sempre il suo vomito. Anche dopo che una persona “inghiotte” e integra nella sua vita certi valori, atteggiamenti e comportamenti, non deve mai diventare totalmente sicura di sé e compiaciuta di essi. L’essere umano spirituale e raffinato ha bisogno di rigurgitare continuamente le sue idee per essere masticate e riflesse di nuovo.
L’uomo non dovrebbe mai permettersi di accontentarsi pienamente della propria posizione. La contentezza genera compiacimento; l’autocompiacimento genera noia, arroganza e giudizio. Una persona dovrebbe sempre, fino al suo ultimo respiro, sfidare se stessa, esaminare il suo comportamento e affinare il suo carattere.
L’egocentrismo umano è una malattia innata, chi ne ha di più chi meno. Questa malattia va curata con un’alimentazione corretta secondo il manuale d’uso di chi ha creato la “macchina”, e il cibo sano per l’anima è un’ottima medicina. Ci sono persone che nascono con questa malattia ma in forma più leggera. Infatti non tutti hanno il dono divino di GIOIRE quando fanno un favore al prossimo o quando aiutano un estraneo, perché l’ego di solito non ci permette questa felicità.
O come disse una volta il rabbino Adin Even Yisrael-Shteinsaltz: Come fai a sapere se sei vivo o morto? Se qualcosa ti fa male, significa che sei vivo. Chi non è “ruminante” rischia di non essere sensibile ai problemi altrui o non riesce ad avere una visione del mondo diversa dalla sua…
Questo scritto si basa su un discorso tenuto dal Rebbe di Lubavitch nel 1956 (Likuté Sikhòt ibid. pp. 222-226; cfr. Likuté Sikhòt vol. 2 p. 378)