Vivere
e Vivere Ancora
Capitolo
Primo - La Fede
Definizione
di Ràmbam
Nel
suo Trattato sulla Resurrezione, Ràmbam scrive:
Il
concetto di resurrezione – ben noto al nostro popolo, accettato
da tutte le sue componenti, che è spesso menzionato nelle
preghiere, negli insegnamenti e nelle suppliche (scritti dai profeti
e dai saggi precedenti) dei quali sono colmi il Talmùd e
i midrashìm – significa che l'anima ritornerà
nel corpo dopo esserne stata separata [dalla morte]. Nessun ebreo
ha mai rifiutato questo principio che può essere interpretato
solo letteralmente. Non si può accettare il punto di vista
di chiunque creda diversamente [...] Perché non dovremmo
interpretare allegoricamente questi versetti (concernenti la resurrezione)
come abbiamo fatto con molti altri versetti biblici, allontanandoci
dal loro significato letterale? Perché il concetto di resurrezione,
cioè del ritorno dell'anima nel corpo dopo la morte, è
espresso in Danièl in modo da non lasciar spazio a interpretazioni:
Molti di coloro che dormono nella polvere della terra si desteranno,
alcuni per la vita eterna, altri per il disprezzo, per un'eterna
infamia. In seguito fu detto a Danièl, forse da un angelo:
Ora va' e attendi la fine e riposa e ti alzerai per accogliere il
destino alla fine dei giorni.
Il
Talmùd insegna che coloro che negano la resurrezione non
avranno parte nel mondo a venire e Ràmbam, nel Mishné
Torà, afferma che questo insegnamento ha valore halachico.
Passi
scelti dal Talmùd
Rabbi
El'azàr Hakappàr soleva dire: «Coloro che sono
nati sono destinati a morire; coloro che sono morti sono destinati
a rivivere (un'altra versione riporta: a essere resuscitati)».
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Tutto
Israèl ha una parte nel mondo a venire. Ma le seguenti persone
non ne avranno parte: coloro per cui la resurrezione non è
una dottrina biblica [...].
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Come
si deduce la resurrezione dalla Torà? È scritto: di
queste decime darai la parte di Hashèm ad Aharòn il
Sacerdote. Ma poteva Aharòn vivere per sempre? Inoltre egli
non sarebbe entrato nella terra di Israele: com'era quindi possibile
pensare di dargli la decima? Questo versetto insegna invece che
in futuro risorgerà e che il popolo ebraico gli darà
la terumà...
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Rabbi
Simày dice: «Come deduciamo la resurrezione dalla Torà?
Dal versetto: e Io ho anche suggellato il mio patto con loro [i
Patriarchi] per dare a loro la terra di Canaan. Il versetto non
dice per dare a voi ma a loro, (benché, come fa notare Ràshi,
la terra sia stata data ai discendenti e non a loro personalmente).
La loro futura resurrezione viene così provata dalla Torà»1.
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Alcuni
membri di una setta chiesero a Rabbàn Gamlièl: «Da
dove sappiamo che il Santo Benedetto farà resuscitare i morti?».
Egli ha dato delle risposte chiare: «Dalla Torà, dai
Profeti e dagli Agiografi».
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La
regina Cleopatra disse a rabbi Meìr: «So che i morti
vivranno di nuovo, poiché è scritto: ed essi spunteranno
dalla città come l'erba dalla terra 16. Ma quando si alzeranno,
saranno nudi o vestiti?». Egli rispose: «Puoi dedurre
la risposta osservando un chicco di grano. Se un chicco di grano,
che viene introdotto [lett. sepolto] nudo nella terra, ne scaturisce
avvolto in molte vesti, tanto più lo saranno i giusti, che
vengono sepolti nei loro abiti».
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Un
imperatore disse a Rabbàn Gamlièl: «Tu sostieni
che i morti rivivranno, ma essi sono diventati polvere – e
può la polvere ritornare in vita?». Allora la figlia
dell'imperatore disse a Rabbàn Gamlièl: «Lascia
che sia io a rispondere. Nella nostra città ci sono due vasai:
uno crea il suo vasellame con l'acqua, l'altro con l'argilla. Chi
è più degno di lode?». Il padre rispose: «È
più degno di lode colui che foggia il suo vasellame con l'acqua».
Allora lei concluse: «Se Egli [Hashèm] può foggiare
un uomo dall'acqua, sicuramente può anche crearlo dall'argilla».
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Secondo
la scuola di rabbi Yishma'èl, nel dialogo sopra riportato
la figlia dell'imperatore risponde a suo padre con una differente
analogia: «Se il vetro, fatto col soffio di un uomo in carne
e ossa, può essere ricomposto quando viene rotto, allora
tanto più può essere ricomposto un uomo che era stato
creato dal respiro del Santo Benedetto»22.
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Un
fazioso sfidò così rabbi Amì: «Tu sostieni
che i morti rivivranno, ma essi diventano polvere – e può
la polvere ritornare in vita?». Egli replicò: «Lascia
che ti racconti una parabola. Un re ordinò ai suoi servitori
di costruirgli alcuni grandi palazzi in un posto dove non vi erano
né acqua né argilla per fabbricare i mattoni. Malgrado
ciò, essi andarono e li costruirono. Dopo un po' di tempo
i palazzi crollarono, così il re comandò ai servi
di ricostruirli in un luogo in cui ci fossero acqua e argilla, ma
essi dissero: «Non possiamo farlo». Il re era indignato:
«Se avete potuto costruire in un posto senza acqua e senza
argilla, sicuramente potrete farlo dove esistono questi elementi»23.
Rabbi Amì concluse: «E se non credete che Hashèm
possa formare le creature dalla polvere, andate nel campo e lì
vedrete un topo di un genere particolare; oggi è in parte
di carne e in parte di polvere 24 e tuttavia domani diventerà
completamente di carne. Se per caso doveste pensare che per una
tale metamorfosi sia necessario molto tempo (e quindi pensare che
Hashèm non farà rivivere i morti in un istante –
Ràshi), salite sulla montagna; là vedrete una sola
lumaca, mentre dopo la pioggia di domani la montagna sarà
completamente ricoperta di lumache (che verranno generate immediatamente
– Ràshi).
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Un
uomo fazioso disse a Gevihà ben Pesisà: «Guai
a voi, o malvagi, che sostenete che i morti rivivranno! Certamente
i vivi moriranno, ma come potranno vivere i morti?». Ed egli
replicò: «Guai a voi, o malvagi, che sostenete che
i morti non rivivranno. Se coloro che non hanno mai vissuto ora
vivono, sicuramente coloro che hanno già vissuto, rivivranno!».
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Resh
Lakìsh confrontava due versetti: «Un versetto promette:
Io li ricondurrò (...) tra essi vi saranno ciechi e zoppi,
come pure donne gravide e partorienti 27. Un altro versetto tuttavia
afferma: allora lo zoppo salterà come un cerbiatto e la lingua
del muto canterà, perché le acque sgorgheranno nel
deserto e i ruscelli sulla terra arida 28. Com'è possibile?
Essi si rialzeranno con i loro difetti e poi guariranno»29.
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Úla
confrontava altri due versetti: «È scritto: egli distruggerà
la morte per sempre e asciugherà le lacrime su tutti i volti
30. Ma in un altro punto è scritto: poiché un bambino
morirà vecchio di cento anni 31. Tuttavia, anche qui non
ci sono difficoltà: il primo si riferisce agli ebrei e il
secondo ai pagani. Ma qui cosa c'entrano i pagani? Ci si riferisce
a coloro di cui è scritto32: e gli stranieri si rialzeranno
e pascoleranno le vostre greggi, e i figli dello straniero saranno
i vostri aratori e i vostri vignaioli»33.
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Anche
Ravà confrontava due citazioni: «È scritto:
Io faccio morire e faccio rivivere (Ràshi spiega: «Questo
significa che si resuscita nello stesso stato in cui si è
quando si muore, cioè con le stesse menomazioni»).
Lo stesso versetto prosegue dicendo: [Io] ho ferito e Io curerò!
(Ràshi dice: «Questo implica che un uomo ferito sarà
resuscitato integro»). Tuttavia qui non vi è alcuna
contraddizione, perché in questo versetto il Santo Benedetto
dice: «Colui che faccio morire, farò rivivere (cioè
nello stesso stato), e colui che Io ho colpito, poi curerò».
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A
proposito del versetto: Io faccio morire e faccio rivivere, i nostri
saggi commentano: «Si potrebbe pensare che ciò significhi:
Io faccio morire una persona e do la vita a un'altra, come avviene
nel mondo (Ràshi dice: «In modo che un uomo muore e
un altro nasce»). Lo stesso versetto tuttavia prosegue dicendo:
Io ho ferito e Io curerò, in cui ovviamente l'atto di ferire
e l'atto di sanare si riferiscono alla stessa persona. Analogamente,
mettere a morte e riportare in vita devono riferirsi alla stessa
persona. Questa è una risposta a coloro che sostengono che
la resurrezione non sia intimamente connessa alla Torà.
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Rabbi
Meìr diceva: «Da dove impariamo che esiste la resurrezione
nella Torà? Dal versetto: allora Moshé e i figli di
Israèl cantarono questo canto ad Hashèm. Il significato
letterale del verbo non è cantarono, bensì canteranno.
Da qui si deduce che la Techiyàt Hametìm è
insegnata nella Torà».
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Rabbi
Yehoshù'a ben Levì diceva: «Da dove si deduce
la resurrezione nella Torà?». Dal versetto: felici
coloro che dimorano nella tua casa, perché essi ti loderanno
per sempre. Il versetto non dice essi ti lodano, bensì essi
ti loderanno. Quindi la Techiyàt Hametìm è
insegnata nella Torà.
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Rabbi
Chiyà bar Abbà diceva, a nome di rabbi Yochanàn:
«Dove impariamo la resurrezione nella Torà? Nel versetto:
la voce delle tue sentinelle si è levata in alto: insieme
essi canteranno42. Il verbo non è: cantano, ma canteranno.
Ecco quindi la fonte nella Torà per la Techiyàt Hametìm»43.
Ravà
diceva: «Da dove deduciamo la resurrezione nella Torà?
Dal versetto: viva Reuvèn e non muoia. Questa apparente ripetizione
implica: viva Reuvèn in questo mondo e non muoia nel mondo
futuro». Ravìna diceva che si deduce dal versetto:
molti di coloro che dormono nella polvere della terra si sveglieranno,
alcuni per la vita eterna, e alcuni per il castigo e l'eterno disprezzo».
Rabbi Ashì diceva che si deduce dal versetto: Ora va' e attendi
la fine e riposa e ti alzerai per accogliere il destino alla fine
dei giorni.
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Rabbi
Tavì diceva, in nome di rabbi Yoshì'a: «Cosa
impariamo dal testo seguente: ci sono tre cose che non sono mai
sazie: ...la tomba, e il ventre.... Come mai la tomba è posta
accanto al ventre? Per insegnarci che proprio come il ventre prende
dentro di sé e poi rimanda fuori, così anche la tomba
prende dentro di sé e poi rimanda fuori. Inoltre, se il ventre
che prende dentro di sé in silenzio rimanda fuori con grande
rumore (cioè col pianto del neonato), non è questa
una ragione per cui la tomba che prende dentro di sé con
grande rumore (cioè col pianto di coloro che sono in lutto),
non debba rimandare fuori coloro che saranno resuscitati con un
rumore ancora più grande? Questa è la risposta per
coloro che negano che la Techiyàt Hametìm sia insegnata
nella Torà».
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Tannà
Dvé Eliyàhu afferma: «I giusti che Hashèm
farà risorgere non ritorneranno nella polvere, poiché
è detto: e colui che è lasciato in Ziòn e colui
che rimane a Yerushalàyim saranno chiamati santi: tutti coloro
che saranno a Yerushalàyim saranno iscritti nel Libro della
Vita. Proprio come il Santo durerà per sempre, così
anche essi dureranno per sempre».
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Tre
chiavi non sono state affidate a un intermediario: le chiavi della
nascita, della pioggia e della resurrezione.
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Rabbi
El'azàr diceva: «Gli ignoranti non saranno resuscitati,
poiché è scritto: i morti non vivranno. Ma poiché
si potrebbe desumere che il versetto si riferisca a tutti prosegue
dicendo: le ombre dei morti non si rialzeranno. Ciò allude
specificatamente a colui che è “deficiente” nello
studio delle parole della Torà». Gli risponde rabbi
Yochanàn: «Non dà alcuna soddisfazione al loro
Padrone che tu parli di queste persone in tale maniera. Questo testo
si riferisce a un uomo che era tanto ignorante da adorare gli idoli!».
Replicò Rabbi El'azàr: «Allora concedetemi di
basare la mia spiegazione dello stesso argomento su un altro testo.
È scritto: i tuoi morti rivivranno, i miei caduti risorgeranno;
svegliatevi e cantate, voi che riposate nella polvere. Poiché
la tua rugiada è rugiada di luce e la terra farà cadere
le ombre dei morti. Ciò significa che chi usufruisce della
luce della Torà, rivivrà dalla luce della Torà.
Ma colui che non lo avrà fatto, non rivivrà da quella
luce». Notando tuttavia che rabbi Yochanàn non era
ancora convinto, rabbi El'azàr gli disse: «Maestro,
ho trovato una soluzione per gli ignoranti nella Torà, poiché
è scritto: ma voi che siete attaccati ad Hashèm vostro
Dio, siete tutti vivi oggi. Ora: è possibile attaccarsi alla
Divina Presenza, riferendosi a Colui del quale è scritto:
poiché Hashèm vostro Dio è un fuoco che consuma?
Il significato è questo: ogni uomo che fa sposare sua figlia
a uno studioso e chi permette agli studiosi di usufruire dei propri
averi è considerato dalla Torà come se si fosse attaccato
alla Presenza Divina».
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Rabbi
Chiyà bar Yosséf disse: «Verrà il tempo
in cui i giusti spaccheranno il suolo e si rialzeranno in Yerushalàyim,
poiché è scritto: ed essi spunteranno dalla città
come l'erba dalla terra. Il termine città può alludere
solo a Yerushalàyim, come è scritto: poiché
io difenderò questa città».
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