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Tzedakà: Giustizia o Beneficienza?

CAPITOLO 5
L'OBBLIGO DI DARE LA DECIMA

Ogni ebreo è tenuto a prelevare la decima (maassèr) del proprio raccolto.
Per ciò che concerne la decima sui redditi (maassèr kessafìm), c’è divergenza di opinioni: per alcuni Maestri quest’obbligo è di origine biblica, per altri di origine rabbinica mentre per altri ancora è un uso che ha forza di legge.
La somma prelevata per adempiere a questo precetto deve essere esattamente la decima parte del proprio reddito, né più né meno, tuttavia è bene aggiungere a tale misura doni supplementari ma non sotto forma di maassèr, in tal caso ci si renderà degni di lode. Questo punto alle volte viene sottovalutato poiché così come quando uno dà meno della decima perde il valore e la benedizione della stessa, anche eccedendo questa misura senza la condizione esplicita che il surplus non è maassèr, rischia di “dissacrare” il maassèr, cancellandone la potenzialità.
Anche se in generale è vietato mettere alla prova D-o (Deut. 6, 16), il profeta Malachia (3, 10) ci invita a fare la prova seguente: devolvere la decima e constatare che D-o reagirà a questo atto caritatevole accordandoci una benedizione illimitata.
È necessario calcolare separatamente la decima dal conteggio del resto della tzedakà, in modo tale da determinarla con la massima precisione.
La Torà prescrive che bisognerebbe provvedere a tutte le necessità dei poveri (Deut. 15, 8), tuttavia essa ordina almeno di separare la decima se la situazione economica lo permette.
Queste misure possono essere superate in presenza di particolari circostanze già sopracitate.
Poiché è estremamente difficile, specialmente quando si esercita una attività in proprio, calcolare con esattezza il reddito, è possibile versare oltre il 10%, assumendo però che solo tale ammontare costituirà il maassèr, mentre l’eccedenza verrà considerata tzedakà.
Anche il povero deve prelevare la decima su ciò che percepisce a qualsiasi titolo. Chi non ha la possibilità di dare questa, dovrà dare almeno il controvalore di sei grammi d’argento (circa 5 euro) all’anno per liberarsi dall’ obbligo di tzedakà.
Il ricco non preleverà più di un quinto dei suoi beni, ma potrà devolvere una somma maggiore per i poveri. Prima della sua morte, può fare dei doni importanti a delle opere caritatevoli o a delle istituzioni scolastiche, ma dovrà lasciare una parte del patrimonio ai suoi eredi.
È consigliabile, appena si rileverà un guadagno, dare immediatamente la decima; i commercianti annoteranno su una apposita contabilità ogni loro guadagno e preleveranno la decima alla fine della giornata, della settimana, del mese. Un dipendente è meglio che prelevi la decima immediatamente dopo aver percepito lo stipendio.
Alcuni usano effettuare i conteggi e di conseguenza prelevare la decima entro la fine dell’anno prima di Rosh Hashanà.
Ogni guadagno, eccezion fatta naturalmente per quelli di origine illecita, è sottoposto alla decima.
Esistono numerosi dettagli che qui non tratteremo, considerando che il nostro scopo è illustrare al lettore le principali regole procedurali; per maggiori approfondimenti della materia sarà necessario consultare le fonti riportate nella bibliografia o rivolgersi al proprio rabbino per casi particolari.



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