Il
Significato Profondo della Vita
Capitolo
1: Corpo e anima - Una persona, due universi
Lo
spirito umano si eleva verso l’alto, lo spirito della bestia
discende nelle viscere della terra.
Ecclesiaste 3, 21
L’uomo
non potrà mai essere felice se non si prende cura della sua
anima nella stessa maniera in cui si prende cura del corpo.
Il
Rebbe
Un
uomo, in visita al Rebbe, si lamentava per lo scarso significato
della sua esistenza. Certo, aveva una carriera di successo e una
famiglia in salute, ma, alla fine della giornata, si sentiva solo
e vuoto.
«Dedica mai un po’ di tempo alla cura della sua anima?»
gli chiese il Rebbe.
«Come posso aver tempo per l’anima quando sono così
oberato dal lavoro e dalla famiglia?».
«Secondo un antico proverbio – replicò il Rebbe
– quando due persone si incontrano, sono due anime contro
un corpo. Dal momento che i corpi sono egoisti per natura, non
possono collaborare e ognuno segue i propri bisogni fisici. Per
contro, le anime sono altruiste per natura pertanto, quando due
persone collaborano, le loro anime convergono. Posso proporle
di decidere insieme a me, seduta stante, di dedicare un po’
di tempo ogni giorno allo studio e alla preghiera e a una buona
azione in più. Così nutrirà la sua anima
e darà una direzione e un significato a tutto ciò
che fa. Vedrà che nulla sarà più lasciato
al caso, ma sarà lei a orientare la sua vita».
Non
vi è mai capitato di scoppiare in lacrime senza alcuna ragione
apparente sentendovi profondamente tristi? È la voce sommessa
dell’anima che richiama la vostra attenzione, chiedendo di
essere nutrita almeno nella stessa misura in cui nutrite il corpo.
Altre
volte capita di vivere un momento veramente solenne e sacro in cui,
nonostante il travaglio costante della vita, si prova un profondo
sentimento di timore reverenziale e di appartenenza a un tutto.
Anche in questo caso si tratta della voce dell’anima che esprime,
con un collegamento intrinseco alle forze spirituali, la propria
profonda soddisfazione.
Le
parole corpo e anima sono inserite generalmente nei contesti più
diversi. Sappiamo, però, che cosa significano? Qual è
la natura dell’anima? Quale la sua relazione con il corpo?
L’anima
rappresenta la ragione stessa della nostra esistenza; è,
infatti, quella parte del nostro essere che riflette in modo diretto
la nostra relazione con D-o, il Creatore di ogni cosa. Benché
non sia tangibile, poiché è nascosta nel corpo, l’anima
è la struttura stessa di ciò che noi siamo. Mentre
il corpo racchiude gli aspetti materiali della vita, l’anima
ne comprende quelli spirituali. La forza motrice del primo è
soprattutto la soddisfazione degli istinti fisici; ciò non
implica affatto, però, che il corpo sia di per sé
cattivo. È stato creato da D-o inizialmente neutro, possedendo
un grande potenziale per operare il bene, ma è comunque l’anima
che gli dà energie, che lo guida ad agire rettamente e a
stabilire un rapporto con il Divino. L’anima è di natura
trascendente, infatti: la luce di D-o è l’anima dell’uomo.
C’è,
pertanto, una dicotomia intrinseca fra la natura tangibile e terrena
del corpo e quella trascendente dell’anima. Basta osservare
attentamente la fiamma di una candela e si potrà vedere qualche
cosa di molto simile all’anima: la fiamma lambisce l’aria
circostante, dirigendosi verso l’alto come se si muovesse
in direzione di D-o; d’altra parte, però, lo stoppino
la trattiene a terra. Analogamente l’anima tende costantemente
verso l’alto, ma il corpo la frena con le sue insistenti richieste
di nutrimento fisico e di gratificazione materiale. La domanda che
ci riguarda tutti è: «Vogliamo essere come la fiamma
che s’innalza oppure come lo stoppino che la trattiene?».
Ognuno
di noi può essere una persona equilibrata e sana se il corpo
e l’anima lavorano in armonia. Non si deve preferire l’uno
a scapito dell’altra, indulgendo o astenendoci nell’assecondare
le richieste sia del primo sia della seconda; possiamo e dobbiamo
fondere corpo e anima. Ciò
significa che è necessario unirli nel comune sforzo di compiere
la missione per la quale ci troviamo sulla terra, che è il
significato stesso della creazione, ossia quella di vivere una vita
spiritualmente intensa, produttiva e virtuosa, facendo del mondo
fisico una dimora confortevole per la spiritualità e la Divinità.
Ognuno di noi, insegnante o genitore, uomo d’affari o scienziato,
compie questa missione secondo le proprie capacità e i talenti
specifici presenti unicamente in lui. Tutti dobbiamo cercare di
prendere coscienza della nostra missione e realizzarla, conducendo
le nostre vite di minuto in minuto, di giorno in giorno, di anno
in anno, in accordo con le leggi di D-o. La
dicotomia fra corpo e anima è ovunque, in ogni cosa e la
si definisce in vari modi: forma e funzione, materia ed energia,
materialismo e spiritualità. L’esempio di un libro
può aiutare a capire. Le parole sulla pagina rappresentano
il corpo, mentre le idee, che si sviluppano nel testo, l’anima.
Si può applicare questo concetto a ogni aspetto dell’universo
perché esso stesso si compone di un corpo e di un’anima,
identificabili negli elementi materiali e in quelli astratti che
gli danno vita. Pertanto, il primo passo da compiere per creare
l’unità nell’universo incontro alla spiritualizzazione
dell’elemento materiale consiste nell’unificare il proprio
corpo all’anima. Condurre una vita significativa vuol dire
essere in grado di superare l’involucro di esteriorità
materiale e mettersi in relazione con l’energia che sta all’interno.
Non è sicuramente un compito facile dal momento che il corpo
si avvale di strumenti sensoriali (vista, udito, odorato, gusto
e tatto), mentre l’anima si muove nell’elemento extrasensibile
(emozioni, coscienza, intelletto e, soprattutto, le forze spirituali
subconsce).
L’energia
interiore, inoltre, non è quantificabile secondo le definizioni
dei fisici, poiché c’è in essa un elemento di
mistero che sfugge alla misurazione. Non si tratta semplicemente
di una forza, bensì della forza cui diamo il nome di vita,
in cui ci sono elementi che stiamo cominciando a scoprire solo ora.
Guardiamoci
intorno. È evidente al giorno d’oggi che molti sono
alla ricerca della pace interiore, della felicità o della
tranquillità, in altre parole dell’anima; ma usiamo
gli strumenti idonei alla ricerca? Poiché siamo cresciuti
ponendo tanta fiducia nei nostri sensi, spesso pensiamo che siano
gli unici a noi disponibili. È veramente difficile, però,
cercare di afferrare il significato delle nostre anime utilizzando
solamente i cinque sensi! È come se usassimo gli occhi per
ascoltare un brano musicale. Poiché il richiamo dell’anima
è così forte e tenace, continuiamo a cercarla senza
sosta.
Perche'
e' cosi' importante sapere di avere un'anima?
Dal
momento che i nostri sensi hanno un tale predominio, bisogna in
qualche modo metterne in secondo piano le richieste per riuscire
a conoscere ciò che abbiamo dentro. Se dovessimo sospendere
le facoltà visive, uditive, olfattive, gustative e tattili
che cosa ci rimarrebbe? Al primo impatto può sembrare un
pensiero sconvolgente: si rimarrebbe senza nulla. Non è così:
si rimarrebbe con se stessi. Abbiamo bisogno dei sensi solo per
interagire con il mondo esterno, poiché sappiamo di esistere
anche se non ci vediamo o non sentiamo la nostra voce: è
una semplice consapevolezza, un senso completamente separato. Siamo
assolutamente vivi anche senza i nostri strumenti sensoriali; senza
l’anima, però, non c’è vita. Sussisterebbe,
certo, la lotta fisica per la sopravvivenza materiale, ma la vita
vera, giustamente intesa, è diretta alla ricerca del significato
profondo, dell’anima e di D-o. Quando uno scienziato esplora
le leggi della natura, si sente obbligato a sollevare il velo delle
apparenze per studiare che cosa accade oltre il limite dei nostri
sensi esterni. Quando un bambino smonta un giocattolo cerca la stessa
cosa: il segreto, il meccanismo che lo fa funzionare. Questa curiosità
è una caratteristica fondamentale della natura umana.
Con
lo stesso desiderio di sapere, dobbiamo volgerci al nostro essere:
se non prendiamo atto di tutte le forze che ci guidano, compresa
l’anima, non saremo mai in grado di comprendere noi stessi.
E fintanto che non raggiungeremo la consapevolezza di come opera
l’anima, non saremo mai in grado di darle il nutrimento di
cui ha bisogno. Per fortuna, però, quando soffre, manifesta
le sue necessità e per quanto si cerchi di ridurla al silenzio,
distraendosi con godimenti materiali, continuerà a richiamare
l’attenzione su di sé, per far sapere che una parte
della vita è assente. Ciò che si percepisce come una
forma di ansietà, mancanza di scopo o senso di vuoto è
il desiderio di una maggiore completezza.
Non
può esserci maturazione personale senza avere coscienza della
propria anima, perché è lei a esprimere l’insoddisfazione
che costituisce lo stimolo per la crescita. Il corpo, infatti, fintanto
che vede i suoi desideri egoistici soddisfatti, non desidera la
trascendenza. L’anima dà direzione e unitarietà
alla vita; il mondo materiale, vale a dire il mondo corporeo, è
frammentato: l’anima è il fulcro intorno al quale si
uniscono tutte le nostre attività fisiche. Se si osservano
gli impulsi materiali del corpo durante una giornata, si vedrà
quest’ultimo avanzare in cerchi o muoversi in rozzi slanci
di piacere, rispondendo a caso agli stimoli che lo attraggono in
ciascun momento particolare. L’anima unisce tutti questi frammenti,
connette il futile all’eccelso e il materiale allo spirituale.
L’anima insegna anche l’umiltà. Mentre il corpo
è egoista, l’anima è umile; ci dà le
capacità per sollevarci oltre noi stessi, per accorgerci
dei bisogni altrui e per reagire con sensibilità. Senza l’anima
i desideri egoistici del corpo ci potrebbero rendere schiavi e infine
distruggerci. L’anima è il nostro elemento trascendente:
sempre rivolta verso l’alto come la fiamma di una candela,
tende a farci riunire con D-o. Il corpo può tentare, forse,
di trattenerci a terra, ma l’anima ha il potere di innalzarci
e farci andare al di là del mondo materiale.
Un
rabbino molto amato, quando era ancora bambino, giocava un giorno
con un gruppo di altri coetanei che tentavano di salire su una
scala. Tutti i suoi amici avevano timore di raggiungere la cima,
ma lui no. In seguito il nonno gli chiese: «Perché
non avevi paura di salire la scala?».
«Perché gli altri, mentre salivano – rispose
il bambino – continuavano a guardare in basso, vedevano
quanto erano in alto ed erano impauriti. Io invece continuavo
a fissare lo sguardo verso l’alto. Vedevo quanto stavo in
basso, per cui ero spinto a salire sempre di più».
Il
corpo e l’anima sono in perpetua battaglia; tutti i conflitti
umani hanno origine dalla dicotomia tra questi due elementi, dalla
tensione fra il sé corporeo e il bisogno di trascendenza.
Perché
ciò avviene? Perché D-o ha creato il corpo e l’anima
in due fasi distinte, prendendo la polvere della terra e poi soffiandovi
l’alito e l’anima della vita.
Perché,
a differenza di tutte le altre creature, Egli ha creato il corpo
e l’anima degli esseri umani separatamente? Per far sì
che l’uomo si rendesse sempre conto che esistono due forze
distinte nella sua vita, quella materiale e quella spirituale. Il
lato materiale deriva dai livelli più bassi, come la polvere
della terra, mentre quello spirituale ha un’origine sublime:
D-o. In
principio, corpo e anima erano uniti. Il corpo riconosceva il suo
ruolo di veicolo per l’espressione dell’anima e l’anima
riconosceva di avere bisogno del corpo per realizzare la volontà
Divina. Pertanto, Adamo ed Eva non si vergognavano della loro nudità,
perché era innocente come quella di un bambino appena nato.
Il
primo peccato, tuttavia, generò l’autocoscienza; nacque
così l’io indipendente ed egoista, separato dalla volontà
e dalle intenzioni di D-o. Gli occhi di Adamo e di Eva si aprirono
ed essi si vergognarono della propria nudità, perché
percepirono i loro corpi quali entità distinte e la propria
sessualità come indipendente dalla propria missione divina.
Il progetto di D-o per l’uomo fu diviso in due: da una parte
i desideri materiali, dall’altra i desideri spirituali. Da
quel momento il nostro obiettivo consiste nel condurre a termine
il compito di riportare l’armonia fra il corpo e l’anima.
Così,
noi siamo veramente composti da due elementi distinti, come i gemelli
Giacobbe ed Esaù che si davano battaglia nel grembo materno.
Giacobbe era l’uomo innocente e studioso, mentre Esaù
era il guerriero, il cacciatore. Il corpo rappresenta il guerriero
che è in noi, la forza aggressiva che ha il potere di domare
gli elementi materiali. In questo mondo, il corpo serve come protezione
per l’anima che è vulnerabile. Un corpo senza anima,
d’altra parte, sarebbe un pericoloso ed egocentrico aggressore,
senza scopo né coscienza.
Malgrado
tutto, però, la divisione persiste. Per l’anima, il
corpo costituisce inizialmente una presenza ingombrante, che ha
un costante bisogno di soddisfazione e di appagamento. Contrariamente
all’anima che tende verso l’estasi spirituale, il corpo
ha bisogno di mangiare e di dormire. Per il corpo, da principio,
l’anima è un disturbo, una coscienza che limita costantemente
il suo comportamento. Perché mai D-o ha voluto creare le
condizioni per tale conflitto? Il motivo è che l’anima
ha bisogno di essere sfidata e il corpo di essere raffinato, e la
tensione reciproca, in definitiva, porta in luce il meglio di entrambi.
Fondamentalmente, il corpo e l’anima devono rendersi conto
di essere più forti insieme piuttosto che soli. È
proprio la resistenza del corpo che rivela la creatività
dell’anima, mentre la guida dell’anima permette al corpo
di usare il suo vigore per il bene. Un fiume impetuoso ha una certa
energia, ma, quando si crea una diga, la forza sotto controllo si
moltiplica centinaia e centinaia di volte.
Cosa
possiamo fare a proposito di questo conflitto?
Affrontando
il conflitto fra corpo e anima, il primo passo sta nel riconoscere
l’esistenza della lotta e nel prendere coscienza delle due
forze distinte che agiscono dentro di noi. Fin quando riterremo
di essere un’entità unitaria, resteremo confusi dal
punto di vista esistenziale e ciò non farà che paralizzarci.
Passiamo dalle esigenze dell’anima a quelle del corpo senza
mai riconoscere la necessità di fonderle. Un giorno siamo
virtuosi, il giorno seguente siamo egoisti; un giorno siamo motivati,
il giorno successivo abbiamo perso l’entusiasmo. La
tensione fra corpo e anima può alleviarsi non negando uno
dei due, bensì integrandoli e tendendo a soddisfare un obiettivo
unitario: la spiritualizzazione della materia. Tutte le energie
e le esperienze del corpo devono essere indirizzate ad assecondare
i desideri nobili e trascendenti dell’anima al fine di realizzarne
gli obiettivi.
L’unico
modo per unire corpo e anima consiste nel riconoscere che D-o è
molto più elevato sia del corpo sia dell’anima. Ciò
richiede umiltà e l’uomo è invece presuontoso
per natura. L’anima, grazie alla sua natura trascendente,
riesce a ergersi al di sopra dell’egoismo più facilmente
rispetto al corpo e può disciplinarlo, attraverso lo studio
e le azioni, verso il riconoscimento della sua reale missione. Soltanto
allora il corpo potrà assumere la sua giusta importanza e
rilevanza, quando servirà come veicolo per l’anima
invece di agire spinto dal proprio potere e stimolato dai propri
bisogni. Possiamo anche essere "spiritualmente arroganti"
isolandoci e trascurando il corpo e i suoi bisogni. L’ascetismo,
però, non è un’alternativa da prendere in considerazione:
D-o ci ha dato un corpo da purificare e da elevare allo scopo di
riunirlo all’anima durante il suo cammino.
Uno
strumento importante per affrontare il conflitto fra corpo e anima
consiste nel permettere al primo di elevarsi, di aspirare al sublime.
Cosa significa in termini pratici? Vuol dire riconoscere di non
essere persone completamente materiali. Sicuramente dobbiamo mangiare,
dormire e pagare i nostri conti, ma non è per questo che
siamo qui: siamo qui per rivelare il meglio della nostra anima e
purificare il corpo. A causa della fisicità del nostro corpo,
però, potremmo inevitabilmente infangarci nel pantano del
materialismo. È certamente triste che sia così e la
nostra anima ne soffre. Pertanto, ascoltiamo quando l’anima
anela a un nutrimento migliore di quello che le viene dato; ascoltiamo
la voce interiore che esprime dubbio e tristezza quando ci si immerge
esclusivamente in preoccupazioni materiali. Dobbiamo avere fiducia
in queste voci. Nonostante
l’anima aspiri alla trascendenza, deve tuttavia permeare il
corpo e le necessità materiali della persona. Come i saggi
ci hanno insegnato: corri come una gazzella... a fare la volontà
del Padre tuo che sta nei cieli 6. L’anima deve palpitare
e correre come una gazzella in fuga che volge la testa indietro
verso il luogo dal quale sta fuggendo7, così l’anelito
per la trascendenza deve sempre tenere uno sguardo sulla realtà
materiale dalla quale stiamo allontanandoci, con la consapevolezza
che lo scopo di ogni fuga verso il cielo è un ritorno alla
terra. Quando prendiamo coscienza dell’anima, bisogna impararne
il funzionamento. Ci si rende conto che essa proviene da una realtà
molto più spirituale e che cerca di introdurre il Divino
nella vita. Si impara, così, che è l’anima a
condurci verso una vita piena di significato e che, per nutrirla,
è necessario studiare e familiarizzare con la saggezza di
D-o. La preghiera è la scala che ci mette in contatto dal
basso; la preghiera, non il materialismo, è la nostra vera
dimora, un luogo all’interno del corpo dove l’anima
può trovare pace e speranza. Questa è la ragione per
cui è importante pregare all’inizio della giornata,
in modo da porre la nostra vita quotidiana e il mondo materiale
che ci circonda nella loro giusta prospettiva.
Infine,
il corpo e l’anima convergono quando vengono compiuti atti
virtuosi. Non è sufficiente incoraggiare l’anima ed
educarla, bisogna anche attuare il suo rapporto con il corpo compiendo
delle opere, magari aiutando il vicino che ha bisogno, ascoltando
la pena di un estraneo, provvedendo a trovare cibo o indumenti per
chi non ne ha. Queste
diventano più di semplici buone azioni, diventano il nutrimento
vitale dell’anima e un mezzo per predisporre il corpo a un
uso spirituale confacente.
Quando
l’anima viene nutrita con consapevolezza, buon cuore e un
comportamento nobile, emerge con pienezza nelle nostre vite con
il calore e l’intensità di una vera fiamma, elevando
con sé il corpo.
Un
uomo si mise in cammino per fare visita a un grande saggio. Quando
raggiunse la destinazione, domandò dove abitasse e gli
fu mostrata una baracca diroccata alla periferia della città.
All’interno c’erano soltanto un letto malandato e
un tavolo coperto di libri presso cui un anziano stava studiando.
Il viaggiatore era sorpreso. «Dove vive il saggio?»
chiese all’anziano.
«Sono io – rispose l’anziano – c’è
qualcosa che non va?».
«Non capisco. Lei è un grande saggio, con molti discepoli.
Il suo nome è conosciuto in tutto il paese. Non mi sembra
opportuno che lei viva in un locale come questo: dovrebbe abitare
in un palazzo».
«E lei dove vive?» chiese l’anziano.
«Io vivo in una villa, una residenza signorile con mobili
meravigliosi».
«E come si guadagna da vivere?».
L’uomo spiegò che era un mercante, si recava due
volte all’anno in una grande città per acquistare
materiali che poi vendeva ai commercianti dei piccoli centri.
Il saggio, che ascoltava attentamente, gli chiese dove alloggiava
quando si trovava nella grande città.
«Alloggio in una piccola stanza di una locanda» rispose
l’uomo.
«Se qualcuno capitasse in quella piccola stanza, non potrebbe
forse osservare: "Ma come, un ricco commerciante come lei
alloggia in una stanza come questa?". E lei potrebbe rispondere:
"Sono in viaggio solo per un breve periodo e questo è
tutto ciò di cui ho bisogno. Venga a visitarmi nella mia
casa vera e vedrà che è completamente diversa".
Mio caro amico, ciò vale anche per me – continuò
l’anziano – io sono solo in viaggio. Questo mondo
materiale è semplicemente una strada. Anche a casa mia
le cose stanno diversamente. Venga nella mia dimora spirituale
e vedrà che vivo in un palazzo».
Come
nutrire l'anima al giorno d'oggi?
La
lotta fra l’anima e il corpo, oggi, è accesa più
di quanto non sia mai stata. Il mondo materiale, da cui il nostro
corpo è attratto, si trova in un periodo di prosperità
senza precedenti. Il nostro livello di vita è alto e abbiamo
la tecnologia per dominare e risolvere molti tra i problemi che
ci tormentavano una volta. Nello stesso tempo, però, la nostra
anima individuale e collettiva muore per mancanza di nutrimento.
Dobbiamo
nutrire l’anima più che in passato: l’istruzione
unita alla virtù sono il cibo di cui ha bisogno. Ecco perché
è così importante iniziare a insegnare e a plasmare
i valori spirituali prima possibile. Tuttavia, la sfida continua.
La chiave del successo non sta nell’opporsi al conflitto fra
corpo e anima, ma nel comprenderne lo scopo ed essere sereni nei
confronti della sfida che ognuno deve affrontare. Quando il corpo
riconosce il dominio dell’anima e fa la pace con il suo "gemello",
la tensione, che inevitabilmente ancora sussisterà, potrà
essere sfruttata in modo appropriato. Il corpo diventa, quindi,
una forza che spinge l’anima verso un luogo più elevato
rispetto a quello che ciascuna entità avrebbe potuto raggiungere
agendo separatamente per proprio conto.
L’armonia
tra corpo e spirito si riverbera anche sul mondo in generale, aiutando
a unificare il corpo e l’anima, la materia e lo spirito dell’intero
universo. La soluzione per far entrare la felicità e dare
significato alla vita, dunque, sta nelle nostre mani: bisogna comprendere
la simmetria e il ritmo del corpo e dell’anima. La prossima
volta che ci guarderemo allo specchio, ci dovremo chiedere: «Cosa
ho davanti a me? Riconosco il mio corpo, ma riesco a scorgervi anche
la mia anima? Presto attenzione a tutti i miei bisogni fisici, ma
elargisco alla mia tenera anima la medesima attenzione? E infine:
so ciò di cui ho bisogno, ma so per quale fine sono stato
creato?».
Il
Rebbe una volta incoraggiò un valente studioso a impiegare
il tempo libero prodigandosi affinché i suoi colleghi non
seguissero solo gli studi accademici ma anche quelli spirituali.
«Il mio calendario è già così fitto
– disse lo studioso – che non so come vi si possa
aggiungere alcunché». Subito dopo, però, rendendosi
conto che il calendario del Rebbe era assai più pieno,
aggiunse:
«Francamente, non capisco come lei trovi la forza e l’energia
per lavorare come fa».
«Ogni persona – rispose il Rebbe – ha un corpo
e un’anima come un uccello ha le sue ali. Immagini se un
uccello non sapesse che sono le ali a rendergli possibile il volo:
le sentirebbe solo un fardello; ma quando ne capisce l’utilità
con forza le sbatte e si innalza verso il cielo. Noi tutti abbiamo
le ali – la nostra anima – grazie alle quali ci possiamo
sollevare all’altezza che ci è necessaria: quel che
ci resta da fare è imparare a usarle».
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