Qual
è il pensiero del Centro DLI?
Riportiamo
il redazionale del numero "Speciale 50" di Shabbat
Shalom dove abbiamo spiegato il nostro punto di vista e le mete
che vorremmo raggiungere.
Paura?
No, solo Complesso!
Siamo
arrivati a un punto di svolta nella storia dell’ebraismo moderno.
Nonostante l’ignoranza verso gli ebrei sia grande e l’antisemitismo
sempre latente, oggi ci sono molte più libertà e sicurezze
di quante non ce ne siano mai state nel passato. I moderni stati
democratici sono disposti a garantire alle minoranze agevolazioni
e libertà senza precedenti nella storia dell’umanità.
Ma ciò non sembra bastare agli ebrei. Dopo secoli, millenni
di persecuzioni, è rimasto in noi un profondo sospetto, una
sfiducia inconscia. Tutto sommato, sono passati soltanto cinquant’anni
dal più efferato tentativo di eliminarci dalla faccia della
terra. Eppure in questi cinquant’anni molte cose sono cambiate.
Si può dire che negli ebrei, che vivono in Italia oggi, non
ci sia più una vera paura. I giovani sono cresciuti in un
ambiente aperto e tollerante, agiato dal punto di vista economico
e stimolante da quello culturale. Tuttavia la tendenza a nasconderci
non se ne è andata. I secoli passati nei ghetti d’Europa
e ai margini delle società arabe hanno lasciato una traccia
troppo profonda. Tutt’oggi perfino i giovani ebrei italiani
cercano, spesso inconsciamente o spinti dai genitori, di non mostrare
troppo l’identità ebraica. Se sono religiosi tendono
a praticare nel privato, nascondendosi sia agli altri ebrei che
ai gentili. Si può dire che l’eredità lasciataci
dal passato si sia trasformata in una specie di complesso dell’essere
ebrei. La vecchia, atavica paura si è evoluta nel rigetto
di tanti aspetti della vita ebraica, specie del suo essere radicata
nella Torà e nelle sue mitzvot. Soffriamo quasi di un complesso
di inferiorità. Sembrerebbe che le molte critiche di sempre
siano quasi riuscite a farci credere che l’aspetto religioso
dell’ebraismo sia vecchio e superato per il 2000.
Manuale
di Vita
La
nostra pubblicazione è guidata dal desiderio di essere di
stimolo per liberarci da tutto ciò, per andare oltre alle
vecchie paure e complessi. Chi si sognava che in Italia si sarebbe
potuto uscire e festeggiare Chanukà in pieno centro? In realtà
l’interesse potenziale e attuale verso l’aspetto religioso
dell’ebraismo è in grande crescita, sia tra gli ebrei
che tra i gentili. Parlando della Torà e degli insegnamenti
in essa contenuti, il verso in Deuteronomio (4, 6) dice: "ki
hi chochmatchem ubinatchem le'einei haamim - poichè essa
è la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi
dei popoli". Questo verso contiene una profezia di importanza
fondamentale. Anticipa un momento storico, un periodo nel quale
anche gli occhi di altri popoli vedranno la sapienza e l’intelligenza
della Torà. Ma ciò non avverrà automaticamente,
quasi magicamente. Sarà invece il risultato dello sforzo
e dell’impegno col quale gli ebrei vivranno e valorizzeranno
il loro patrimonio spirituale. Non a caso la Torà menziona
sia la sapienza che l’intelligenza. Lungi dall’essere
due semplici sinonimi (la Torà non utilizza mai una parola
di troppo), quei due termini si riferiscono ai due aspetti principali
della Torà: nistar e niglè, segreto e rivelato. La
sapienza è la facoltà che ci mette in rapporto con
la prima dimensione, l’intelligenza con la seconda. Entrambi
questi aspetti, sia quello più spirituale e mistico che quello
etico, filosofico e storico, sono destinati a risplendere di una
luce capace di attrarre a sè tutti gli ebrei e di risvegliare
interesse, rispetto e simpatia negli altri popoli. L’intento
di "Shabbat Shalom" è di contribuire in questa
direzione. Occupandoci degli argomenti più svariati presenti
nell’ebraismo, vogliamo dimostrare come il vivere la Torà
e le mitzvot non significhi minimamente uscire dal mondo o relegarsi
in un angolino della storia ma, anzi, precederla e anticiparla.
Vogliamo mostrare come la Torà contenga insegnamenti più
che compatibili con la mentalità moderna, correggendo anzi
il suo eccesso di laicismo e di permissivismo. In essa ci sono valori
etici, intellettuali, creativi e spirituali di una potenza e di
un'attualità impensate, che attraggono perfino i non ebrei
aumentandone l’interesse verso l'ebraismo. Perchè allora
tenerlo nascosto, quasi vergognarsene?
Minoranze
che Guidano
Solo
mostrando la bellezza della Torà e la sua attualità
potremo combattere il pericolo dell’assimilazione, il vero
e grande rischio che gli ebrei corrono oggi. Molti di loro hanno
la tendenza a sentirsi prima italiani e poi ebrei. Gli esperti della
comunicazione e della cultura fanno notare come l’assimilazione
di una minoranza sia una perdita per tutta la societaà, poichè
sono le minoranze che l'arricchiscono e ne promuovono nuovi sviluppi.
Ciò’ è vero in particolare per la minoranza
ebraica, che è sempre stata un esempio per le nazioni che
l'hanno ospitata. La società in cui viviamo oggi è
in una fase difficile e critica della sua evoluzione: sta cercando
il "padre", cioè le sue radici e valori basilari
nei quali riconoscersi. La cultura di massa ha volgarizzato e svuotato
l’anima della gente, e sono sempre più numerosi coloro
che sentono forti bisogni spirituali o cercano almeno un’identità
più profonda. La rivelazione ebraica ha influenzato profondamente
l’Occidente, ha posto nell’inconscio collettivo dei
valori e dei modelli molto importanti. Non tutto ciò è
già stato attivato e ha già dato il meglio di quanto
aveva in serbo. Spinti da sinceri bisogni spirituali, sono sempre
più numerosi coloro che si rivolgono alle religioni orientali
per cercare uno scopo e un significato alla vita, per apprendere
pratiche e discipline che le diano un senso etico. Ma l’ebraismo
ha tutto ciò e più ancora, in quanto possiede insegnamenti
perfetti, conoscenze libere da quelle forme di paganesimo e idolatria
cui soggiacciono ancora alcune religioni. L’ebraismo può
rivelarsi veramente come il padre della cultura occidentale, e questa
può finalmente imparare l’importanza del quinto precetto
dei dieci comandamenti: il rispetto del padre e della madre. L’ebraismo
è patrimonio di tutti, e sono sempre più numerosi
i gentili che ne diventano consapevoli. L’aspetto superficiale
e popolare della società moderna tende alla massificazione,
alla confusione che cancella tutto ciò che è diverso.
Ma la storia ha dimostrato in molte occasioni che la dialettica,
indispensabile alla crescita e all’evoluzione della civiltà,
è nel confronto che in una società avviene tra l’opinione
maggioritaria e le sue minoranze. È la critica e gli stimoli
che le minoranze offrono a mantenere viva e fertile la cultura di
una società. Se ciò è vero in genere, lo è
ancora di più nel caso di una minoranza come quella ebraica,
da sempre molto attiva e all'avanguardia sia dal punto di vista
spirituale che commerciale, e in tempi più recenti anche
umanistico e scientifico. La filosofia chassidica ci insegna che
bisogna vedere sempre il lato positivo di ogni cosa. Questo vale
anche per il rapporto tra Israel e i popoli del mondo. L’antisemitismo
si può combattere ricordando il passato e tutte le persecuzioni
subite come abbiamo spiegato nello scorso editoriale. Questo è
l’aspetto negativo della relazione con gli altri popoli. C’è
anche un mezzo superiore e più efficace per combattere l’antisemitismo:
comprendere e sentire il compito sacerdotale del popolo ebraico
nei confronti del mondo, come dice il verso in Esodo (19, 6): "e
voi sarete per Me un popolo di sacerdoti". Verso tale nobile
ed elevato traguardo vorremmo sensibilizzare i lettori: questo lato
positivo ci deve ricordare che la funzione del sacerdote (cohen)
non si ferma alla santificazione di se stessi, ma comprende quella
del mondo intero.
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