Luchot
Habrit
Sono
le Tavole della Legge, fatte di pietra tagliata a forma cubica,
che Mosè portò dal monte Sinai. Vi erano incisi col
fuoco i Dieci Comandamenti. Nelle Luchot si manifestavano vari miracoli:
da qualunque lato si leggessero, la scrittura risultava chiara e
comprensibile benché le parole fossero incise in modo tale
da perforare le tavole per tutta la loro lunghezza; gli elementi
centrali delle lettere quadrate rimanevano sospesi, senza mai spostarsi
o cadere. Inoltre, malgrado il loro peso fosse enorme, Mosé
(il 6 Sivan del 2448 1260 a. e. v. circa) poté trasportarle
senza alcuna difficoltà.
I
Dieci Comandamenti (Esodo 20, 1-17)
Sono
i Dieci Comandamenti che D-o diede a Mosè sul Monte Sinai,
le regole alle quali deve attenersi ogni ebreo, le parole che ci
innalzano al di sopra della vita animale e ci permettono di sollevarci
verso il Creatore.
1)
Io sono il Signore D-o tuo, che ti trasse dalla terra d’Egitto,
dalla casa di schiavitù
Questo primo comandamento implica innanzi tutto l’affermazione
di un D-o unico, nostro D-o, che non ammette altri dei al Suo cospetto;
e inoltre ci ricorda quanto dobbiamo essergli riconoscenti per averci
riscattato dalla schiavitù in Egitto. Abbiamo già
avuto una prova della Sua grandezza e della Sua potenza.
2)
Non avrai altri dei all’infuori di Me
Non
ti farai alcuna immagine di tutto quanto esiste nel cielo al di
sopra, o sulla terra al di sotto, o nelle acque al di sotto della
terra. Non ti prostrare loro e non adorarli, perché Io, il
Signore D-o tuo, sono un D-o geloso (esclusivo), che punisce i peccati
di coloro che Lo odiano fino alla terza o alla quarta generazione.
E che usa bontà fino alla millesima generazione per coloro
che Lo amano e osservano i Suoi precetti (Esodo 20, 2-6). Di nuovo
viene riaffermata la necessità di non commettere idolatria
e viene minacciata la punizione fino “alla terza o alla quarta
generazione”, ma solo per coloro che Lo odiano: se si ha la
forza di redimersi, si viene salvati. Possiamo vedere l’estendersi
di questa punizione anche fisicamente. Infatti se i padri contraggono
malattie genetiche, vengono trasmesse anche ai figli innocenti.
Per questo dobbiamo stare attenti anche alla nostra vita materiale,
perché i nostri vizi non ricadano sui figli. Inoltre, se
si è stati buoni e si sono seguiti i precetti divini, si
sarà ricompensati fino “alla millesima generazione”.
Per questo ricordiamo sempre i meriti dei nostri Padri - Abramo,
Isacco e Giacobbe - perché, non essendo ancora passate mille
generazioni, possiamo invocare pietà per noi stessi grazie
ai meriti dei nostri antenati.
3)
Non pronunziare il nome di D-o invano
Perché
il Signore non lascerà impunito chi avrà pronunciato
il Suo Nome inutilmente (Esodo 20, 7). Qui si tratta di non giurare
il falso, ma si condanna anche l’uso profano o frivolo del
nome di D-o. Se non si pronunciasse il nome di D-o a vanvera, non
ci sarebbe il pericolo di bestemmiare.
4)
Ricordati del Sabato per santificarlo
Sei giorni lavorerai, ma il settimo giorno sarà dedicato
al tuo Dio e non farai alcun lavoro né tu, né tuo
figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né
la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero
che si trova nella tua città. Perché in sei giorni
il Signore creò il cielo e la terra, il mare e tutto quanto
essi contengono, ma il settimo giorno si riposò. Per questo
il Signore ha benedetto il giorno settimo e lo ha santificato (Esodo
20, 8-11). Ricordati del Sabato, che Io già consacrai in
occasione della caduta della manna. E ricordiamoci che il Sabato
non è solo giorno di riposo ma soprattutto di preghiera,
perché è dedicato a D-o. È stato creato il
mondo solo per poter rispettare il Sabato, che è il fulcro
della creazione. Senza il Sabato il mondo non avrebbe senso, sarebbe
solo un agitarsi a vuoto, senza scopo.
5)
Onora tuo padre e tua madre, affinché si prolunghino i tuoi
giorni sulla terra
Se
tu onorerai colui e colei che sono la sorgente della tua vita, la
tua vita stessa si prolungherà. Alcuni pensano che qui non
si tratti della vita umana individuale ma della longevità
sociale, del mantenimento perpetuo di tutto il popolo ebraico.
A questo
punto si concludono i comandamenti riferiti al rapporto tra l’uomo
e D-o. Di questi comandamenti fa parte anche quello che riguarda
il rispetto per il padre e la madre, in quanto sono creatori "insieme"
a D-o della nostra vita. I cinque comandamenti della seconda tavola
si riferiscono al rapporto tra uomo e uomo, sono quindi il fondamento
del vivere civile (Esodo 20, 13-17). Hanno anche una corrispondenza
con i comandamenti che regolano il rapporto con D-o. E’ infatti
possibile vedere in parallelo il primo comandamento e il sesto;
il secondo e il settimo; il terzo e l’ottavo; il quarto e
il nono; e il quinto e il decimo.
6)
Non uccidere
Nei
Pirké Avot (Massime dei Padri) leggiamo: colui che uccide
un essere umano è come uccidesse il mondo intero e colui
che salva un essere umano è come se salvasse un mondo. Questo
comandamento è parallelo al primo: Io sono il Signore D-o
tuo, Io solo ho diritto di vita e di morte, tu non devi uccidere!
7)
Non commettere adulterio
Tutti
i rapporti adulterini sono vietati: non devi avere rapporti né
con tua madre, né con la sorella di tua madre, né
con un altro uomo, ne’ con la moglie di un altro uomo, neé
con tuo padre, né con la moglie di tuo padre, né con
tua sorella, né con animali. Lo stesso principio vale anche
per le donne. Questo comandamento è in parallelo con quello
di non commettere idolatria, poiché l'idolatria è
il tradimento di D-o.
8)
Non rubare
Questo
comandamento non riguarda tanto il furto, quanto la rapina e il
rapimento a scopo di lucro. È meno grave rubare, e quindi
poi restituire il mal tolto, che rapire qualcuno per ottenere del
denaro.
9)
Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo
Tutto
quello che dici sotto giuramento deve essere la verità, altrimenti
cadi nel pericolo di non rispettare il quarto comandamento, che
ti impone di non pronunziare il nome di D-o invano. Talvolta una
falsa testimonianza può essere pari a un assassinio.
10)
Non desiderare alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo
Si
tratta qui dei peccati di pensiero, piu’ importanti degli
altri dinanzi a D-o perché in ogni atto é il pensiero,
l’intenzione che D-o giudica. Secondo altri si tratta di azioni
indirette, che spingono la persona ad appropriarsi di ciò
che appartiene ad altri. Questo comandamento è parallelo
al dovere di onorare i genitori, che vanno rispettati non solo negli
atti ma soprattutto col pensiero. Così il quinto comandamento
assume una nuova luce: non desiderare la ricchezza di tuo padre
o di tua madre, e non fare niente per appropriartene. E lo stesso
vale anche nei rapporti col prossimo.
Chi
riesce a vivere secondo i Dieci Comandamenti ha trovato la via diritta
che lo innalza verso D-o e gli farà meritare il Mondo a Venire.
|